Rugby World Cup: le considerazioni dopo i primi match

È iniziata la Rugby World Cup con vittorie attese, la sorpresa del Giappone e la sconfitta dell’Italia

Due giorni di pausa ci volevano, otto partite in tre giorni sono state un bell’assaggio di Rugby World Cup; vediamo un po’ di fare qualche considerazione su chi è più o meno in forma.
Partiamo dal match dell’Italia contro la Francia: disciplina, capacità di adattamento al metodo arbitrale e aggressività sono caratteristiche imprescindibili se si vuol pensare di vincere una partita. A noi sono quasi totalmente mancate e quindi viene da sè che abbiamo perso.
È scontato dire che la sorpresa più grossa l’abbia fatta registrare il Giappone che ha battuto gli Sprigboks, con merito; non è una vittoria casuale, si vede la mano di Eddie Jones in un movimento non improvvisato ma frutto di progettazione che può solo migliorare.
Bene i Pumas ma non è una novità, alla fine han perso perchè di là ci sono i migliori al mondo di gran lunga, ma l’Argentina è un altro paese dove 4-5 anni fa hanno cominciato un lavoro che è in continua evoluzione e che sta portando i suoi frutti.
Chi ha avuto l’esordio più facile sono l’Irlanda, contro un Canada troppo rinunciatario, e il Galles contro un volenteroso Uruguay; buona prestazione dell’Inghilterra che ha portato a casa il massimo da un match che si presentava tutt’altro che facile contro le Fiji.
Un’ottima prestazione l’han fatta vedere i Georgiani, trascinati da un immenso Gorgodze; infine Samoa che vince ma non convince contro gli USA ma che resta comunque una mina vagante, soprattutto per il Sud Africa.

I migliori
Tim Nanai-Williams: uno dei giocatori più elettrici e spettacolari, è lui che accende la luce nel match di Samoa
Mamuka Gorgodze: impressionante per forza fisica, leader by example di una squadra che fa bene le cose basi.
Nemani Nadolo: è veramente enorme, all’ala fa impressione, si mette pure a piazzare, se li buttasse anche dentro non ci sarebbe storia.
Ayumu Goromaru: freddo e preciso dalla piazzola da sicurezza anche in giro per il campo.
Sonny Bill Williams: entra e fa la differenza, ma questo è ormai noto.

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