Rugby break (XL) – Six nations, round 5

Va in archivio anche l’edizione del 2010 del torneo delle VI nazioni e anche nell’ultimo turno ci son state partite interessanti, tutte meno una, purtroppo quella dell’Italia che anche quest’anno arriva ultima.
Partiamo proprio dall’Italia che scendeva in campo sabato al Millennium; dopo cinque minuti siamo già sotto per il piazzato di Jones, al minuto 12 potremmo anche pareggiare grazie al piazzato che ci procuriamo dopo le ottime azioni ispirate da Gower, Mirco però centra il palo.
I successivi 20 minuti sono contraddistinti da ottimo possesso gallese, noi barcolliamo ma non cediamo e concediamo solo altri 2 piazzati a Jones.
Dopo 35 minuti in attacco registriamo solo azioni confuse, da una di queste nasce il contrattacco di Hook, nel proseguo dell’azione il Galles si guadagna una mischia a 5 metri e successivamente il calcio di punizione per il 12 a 0 con cui si conclude il primo tempo.
All’inizio del secondo tempo c’è solo il Galles in attacco ma Hook è troppo egoista e nega a Prydie la meta all’esordio; meta che comunque arriva al decimo dopo un’ottima percussione di Byrne; non ci mettiamo del nostro e cominciamo a placcare poco.
Anche nei successivi minuti si palesa la dilagante superiorità gallese che riusciamo ad arginare solo con i falli.
Al minuto 55 arriva puntuale il cartellino giallo per noi: sciocchezza di Mauro che malcela la sua frustrazione; i dragoni non si fan pregare e vanno ancora in meta e ancora con Hook.
Dopo 65 minuti arrivano i nostri primi punti dal piede di Mirco; è un fuoco di paglia in quanto tre minuti dopo Shane Williams è in meta sfruttando allegre difese al largo.
Al minuto 72, al termine dell’unica azione decente in attacco, riusciamo ad andare in meta con McLean, ma il 33 a 10 finale dice più di ogni commento.
Il Galles ha giocato la sua partita senza eccessi e ci ha dato una severa lezione; noi non pervenuti, siamo scesi in campo senza voglia nè aggressività e il passivo ci sta tutto, non credo ci sia altro da aggiungere se non un pizzico di delusione per l’ennesimo brutto torneo giocato.

La partita più emozionante è stata quella del Croke Park dove arrivava una Scozia volenterosa come non mai. Dopo il 3 a 0 scozzese è il gran buco di Sexton ad incendiare lo stadio, ottimo servizio per BOD che plana in mezzo ai pali. Sembra l’inizio della cavalcata irlandese ma a gelare gli entusiasmi ci pensa Johnnie Beattie che resiste prima all’impatto con Murphy e poi ad altri due Irlandesi prima di schiacciare in bandierina.
Scozia senza paura come è suo solito, riesce a contrastare i propri avversari anche in rimessa laterale ed ad attaccare la solida difesa irish.
Al minuto 36 Scozia costantemente nei 22 dei propri avversari e guadagna il penalty dell’11 a 7; 4 minuti dopo è ancora lo score scozzese ad incrementarsi grazie al drop di Parks.
L’Irlanda parte forte nel secondo tempo ma Sexton sbaglia il secondo piazzato della giornata; a non sbagliare mai è invece Parks che sugella dalla piazzola l’ottima azione ispirata dal gran buco di Lamont.
Minuto 49 cassaforte di marchio Munster, Scozia che non ce la fa ad arginarla se non col fallo e stavolta Sexton porta a casa 3 punti.
Si entra negli ultimi 20 minuti, Scozia alle corde di fronte ai continui assalti irlandesi e in uno di questi Bowe segna l’ennesima sua meta del torneo, O’Gara non sbaglia ed è pareggio.
3 punti per parte fino al minuto 78: Kearney è un po’ indeciso sulla rasoiata di Parks e commette il tenuto. Va lo stesso Parks dalla piazzola e da posizione per niente facile infila i 3 punti che valgono la vittoria ai suoi e il man of the match per lui.
Che dire, mamma che Scozia! Quando c’è bisogno di una partita che ti regali emozioni la Scozia c’è sempre (o quasi); son contento per loro e per il loro allenatore che con materiale umano discreto ma non eccelso ha costruito una squadra aggressiva in difesa e di buona qualità in attacco: sono un esempio da cui prendere spunto.
Irlanda. Han fatto veramente poco per vincere questa partita, forse credevano fosse più facile, ma dovrebbero conoscere le virtù della Scozia.

Dulcis in funco, Paris. Gli Inglesi si presentano in campo decisi a vender cara la pelle e nonostante vadano sotto nel punteggio al quarto per il drop di Trinh-duc, assalgono i francesi con attacchi arrembanti che valgono la meta dell’ottimo Foden, per la prima volta in campo dal primo minuto.
La Francia non demorde, accorcia la minuto 15 e al minuto 23 passa sempre grazie al piede di Parra che trasforma lo strapotere di Domingo in chiusa. Domingo porta ancora a scuola Cole al 33esimo e Parra ne segna altri 3.
Verso la fine del tempo gli attacchi inglesi si fanno meno ficcanti grazie alla monumentale difesa dei galletti.
Dopo 20 minuti di secondo tempo non si registrano marcature, quelli più vicini al bersaglio grosso son gli Inglesi ma la diga francese regge bene.
Al minuto 66 il gran calcio di Wilko da speranze ai suoi.
I Francesi non son disposti a rischiare in attacco, giocano chiusi con continue mini unit e col pick and go e anche a fronte di qualche errore di ball handling riescono a portare a casa la partita, il torneo e il grande slam .
Sulla Francia non c’è niente da dire, sono un’ottima squadra sia in attacco sia in difesa, hanno una mischia chiusa solida e potente, una touche vincente con ottimi saltatori e grandissimi mediani, cosa si vuole di più? Niente.
L’Inghilterra in ultimo riesce a raddrizzare un po’ l’andamento del proprio torneo; il loro marchio di fabbrica è il gioco fisico, per cui uno come Tindall serve tutta la vita, Wilko poi, checchè se ne dica, è l’apertura ideale. Non devono far altro che seguire ciò che ispira la Guinness premiership e poi possono ridiventare pericolosi.

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