Italrugby Si è concluso il tour nel pacifico della nostra nazionale con una tutto sommato discreta prestazione con la Nuova Zelanda, premiata anche dal punteggio non troppo severo.
Rispetto al 6 nazioni si son visti dei migliormenti, soprattutto dal punto di vista attitudinale, si è rivisto finalmente un Mauro Bergamasco lottatore nei punti di incontro, si è visto un volto nuovo al mediano di mischia e ciò non guasta, Tebaldi non sarà un campione ma almeno gli si è data una possibilità di giocare ad un livello di molto superiore a quello a lui consono e quindi viene da se che questo non può fargli altro che bene, si è visto un mediano di apertura che sa fare il mediano di apertura e che soprattutto placca, non è proprio italianissimo però oramai ci abbiamo fatto l’abitudine, insomma si è vista una nazionale che lotta, chiaro nel limite delle sue possibilità e di quelle che gli lasciano i ben più quotati avversari ma se non altro dimostra di esserci.
I lati negativi sono più di quelli positivi, ad esempio in tre partite abbiamo segnato una meta sola, le azioni che costruiamo sono abbastanza sterili, Gower predica rugby ma troppo spesso la sua musica ha un ritmo superiore e di molto a quella dei suoi compagni di reparto, in difesa sbagliamo ancora troppi placcaggi, però questo passa il convento.
Accanto alle notizie della nazionale registro con rammarico il fallimento del Calvisano ed è la seconda franchigia a saltare dopo la Capitolina; a mio avviso questo è un serio campanello d’allarme proprio alla vigilia della tanto decantata entrata in Celtic League. Staremo a vedere quella che sarà l’evoluzione degli eventi, resta comunuqe un po’ di amaro in bocca.
AllBlacks Che abbia un debole per la Nuova Zelanda e soprattutto per gli Allblacks ormai non è un segreto per nessuno; li ho visti nei tre test match di giugno (i primi due con la Francia e l’ultimo con l’Italia) e l’impressione che ne ho tratto è quella di una squadra talentuosa ma senza il comandante, il leader by example, figura straordinariamente incarnata da quel Richie McCaw alle prese con problemi al ginocchio.
Una squadra forte non può prescindere dall’avere un uomo simbolo perchè da morale ai compagni magari con una parola o molto spesso con una azione degna di nota ed è chiaro che una persona così non può essere Muliaina troppo lontano nel suo giocare 15 dalla maggior parte dei punti nevralgici.
Altra cosa, è inutile nascondere che i neozelandesi soffrono l’esodo dei talenti in Europa, però è fisiologico ed umano ed è un’emorragia difficilmente contrastabile; è anche vero che molti di quelli rimasti, leggi Toeava hanno un po’ tradito le attese e poi i molti infortuni hanno costretto Henry e c. a scelte obbligate però è in questa situazione che devono preparare al meglio il Tri Nations ormai alle porte. Staremo a vedere.
Lions tour E finalmente è arrivata anche la meritata vittoria, la vittoria che suggella una serie giocata alla grande dai British and Irish Lions, purtroppo è mancata loro un po’ di fortuna per aggiudicarsela, però ripeto han giocato alla grande nonostante l’ecatombe di giocatori chiave, leggi O’Driscoll, Byrne, Murray, Jenkins, Davies.
Grandi Lions quindi, sugli scudi Simon Shaw, Jones al 10, Heaslip che ha giocato un divino terzo test, Worsley immenso, Kearney a 15 mostruoso nel secondo test e sempre sicuro nel terzo e infine tanti complimenti vanno ad un grande del rugby, quel Ian McGeechan che ha saputo, assieme al suo staff, imbastire una grande squadra in grado di dar sempre fastidio agli Sprinbocks
Veccio, ad onor del vero una meta l’abbiamo segnata (all’australia,robertson su assist di gower). Poco cambia comunque. Il fatto è che troppi buoni possessi venivano sciupati da calci, quasi avessero paura di contrattare palla in mano….
Saluti dal sud
Windy
Eh si Leo hai proprio ragione…..correggo subito il post…..grazie