Le insostenibili dichiarazioni di Alfredo Gavazzi

alfredo gavazziIn Italia, quando qualcosa va male la nostra strategia difensiva si basa su due principi: trovare un capro espiatorio e portare degli esempi di chi è messo peggio di noi. È il salvacondotto della nostra coscienza, della coscienza di chi è chiamato a gestire un qualcosa.
Non fa eccezione Alfredo Gavazzi, presidentissimo della Federazione Italiana Rugby, che, in una imbarazzante conferenza stampa, ha snocciolato dati a caso, peraltro smentiti da un eccellente articolo, e lanciato anatemi quantomeno irrispettosi per giustificare gli scarsi risultati del SUO mandato.
Non è la sua prima uscita di questo tipo – ricordo sempre con estremo dispiacere quelle sul caso di Francesco Minto – nè sarà l’ultima e mi rammarica il fatto che siano veramente in pochi quelli che gli rinfacciano sta cosa. Alla fine è come per i bambini: fintanto che qualcuno non obietta loro che stanno facendo qualcosa di sbagliato, loro perseverano nel comportamento sbagliato.
Mi riferisco, per esempio, a quelli che hanno individuato in Jacques Brunel il responsabile unico dell’ennesima campagna fallimentare nel Sei Nazioni, gli stessi che, con non casuale miopia, preferiscono addossare la colpa ad una persona piuttosto che indagare su un sistema che, evidentemente, fa acqua dalla base.

Detto questo, massima solidarietà va ai ragazzi dell’Italia rugby che, con il loro hashtag #portacirispetto, non ci stanno ad essere additati come “pensionati” e responsabili unici degli insuccessi. I panni sporchi si lavano in casa, senza che nessuno si aspetti l’inquisizione spagnola, ci deve essere sempre rispetto, si badi bene, sia da una parte che dall’altra.

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