La crisi di risultati della Benetton Rugby è lo specchio del nostro movimento
Onestamente mi hanno sorpreso le parole di Amerino Zatta successive alla sconfitta di Swansea; certo un presidente deve richiamare all’impegno e pretendere professionalità dalla propria squadra, però, opinione mia, non saranno certo queste successive tre partite a segnare il cambio di rotta in casa Benetton Treviso.
Treviso ha cominciato la stagione in maniera disastrosa dal punto di vista dei risultati: 0 vittorie in Guinness PRO12 e una sconfitta netta contro gli Ospreys nella prima giornata di European Champions Cup. Ma il malessere in casa biancoverde ha radici ben più profonde: il pesante clima di incertezza sul futuro da più di un anno a questa parte, la mala gestione del caso Minto, la partenza di tanti nazionali – la mia povera memoria ne conta almeno sette – non poteva non avere delle ripercussioni e onestamente io non sono più di tanto sorpreso da questo avvio di stagione.
Mettiamoci poi gli innesti di alcuni ragazzi provenienti dal campionato d’eccellenza, con le conseguenti difficoltà fisiche, di ritmo e – ahimè – tecniche che comporta un salto tra due realtà (purtroppo per noi) distanti anni luce e il livello dei rinforzi stranieri non eccelso, e quello che ne consegue è una realtà che non può che essere in difficoltà.
Il fatto è che questa difficoltà della Benetton viene strumentalizzata e girata a piacere dagli specialisti dello “ecco vedi” e dai professori dei “se e dei ma” e invece dovrebbe essere percepita come un fallimento globale del nostro movimento; la cosa angosciante però non è il fallimento in sè, che ci può stare, ma è il fatto che non si riesca mai a fare tesoro dei propri errori ma che si cerchi sempre la sparata ad effetto piuttosto che il realizzare un progetto a lungo termine.
Come ho già avuto modo di dire, il tempo passa e, mentre noi siamo impegnati a ricominciare ogni volta da zero, le altre realtà progrediscono e i risultati si vedono


