Gino Strada, con Buskashì, ci porta dentro gli orrori guerra in Afghanistan
È un viaggio duro, drammatico, polemico, quello in cui ci fa immergere Gino Strada con Buskashì. È un viaggio che inizia il 9 settembre 2001 con l’uccisione di Massud, principale candidato alla leadership in Afghanistan; forse è un caso o forse no che un paio di giorni dopo sia stato proprio quel maledetto 11 settembre 2001. Questa data ce la ricordiamo tutti perché ha segnato la fine di oltre 3000 civili americani e perché ha segnato l’inizio del dramma del popolo civile afghano.
Gino Strada è il fondatore di Emergency ed è l’anima dell’ospedale per vittime di guerra di Kabul ed è attorno a questo luogo che nascono le storie più crude di questo libro. è un vero e proprio viaggio nel dolore e nelle tragedie subite dalla popolazione civile ma al contempo è una riflessione sul significato di “guerra”, sulla politica internazionale, sulle varie associazioni umanitarie.
Luigi Strada, detto Gino, è un medico e attivista italiano, fondatore, assieme alla moglie Teresa Sarti, dell’ONG italiana Emergency.
Viene assunto dall’ospedale di Rho e fa pratica nel campo del trapianto di cuore fino al 1988, quando si indirizza verso la chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra. In particolare negli anni ottanta Strada si specializza in chirurgia cardiopolmonare, lavorando negli Stati Uniti, alle università di Stanford e Pittsburgh, all’Harefield Hospital (Regno Unito) e al Groote Schuur Hospital di Città del Capo (Sudafrica), l’ospedale del primo trapianto di cuore di Christiaan Barnard.
Nel periodo 1989-1994 lavora con il Comitato Internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia ed Erzegovina.
Questa esperienza sul campo motiva Strada e un gruppo di colleghi a fondare Emergency, un’associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo che, dalla sua fondazione nel 1994 alla fine del 2013, ha fornito assistenza gratuita a oltre 6 milioni di pazienti in 16 paesi nel mondo.