Il giro del Pelmo


Una giornata come quella di domenica è una giornata il cui ricordo rimane indelebile. Meteorologicamente parlando non c’era una nuvola in cielo per chilometri e chilometri, non c’era caldo e non c’era vento, condizioni perfette insomma per uno degli itinerai più accattivanti che ho percorso fin d’ora.
Sono partito alle 9.45 dai 1783m del passo di Staulanza e mi son incamminato per boschi prima e mughi poi per circa due ore sorvegliato di continuo dal Pelmetto e dalla imponenza della sud del Pelmo, fino ad arrivare ai 1947m del Rifugio Venezia. Fin qui l’itinerario è meramente turistico, poco più di una camminata con la possibilità di fruire della vista meravigliosa del massiccio del Civetta.
Dal rifugio Venezia si snoda un sentiero molto ripido che mi ha portato in 1 ora e 20 ai 2476m forcella Val d’Arcia; il sentiero non è agevole, il primo tratto è ripido e faticoso, il tratto intermedio ha qualche passaggio esposto ma la traversata è facilitata dalla presenza di corde metalliche (a dir il vero non fissate benissimo) e l’ultima parte che porta alla forcella è impegnativa e solo per gente allenata perchè si tratta di risalire un ghiaione quasi verticale in cui il sentiero non è quasi mai segnato. Una volta in cima però la soddisfazione rimane proporzionale alla fatica in quanto si gode di una visione splendida del Cadore e soprattutto dell’Antelao già spruzzato di neve come peraltro Pelmo e Civetta.
Dalla forcella si comincia la discesa sotto la nord del Pelmo, qui ho trovato decisamente freddo tant’è che ho attraversato per intero il bel nevaio della Val d’Arcia con neve molto compatta ma mai pericolosa; terminato il nevaio son cominciati un po’ di problemi perchè per raggiungere il ghiaione da cui inizia la picchiata verso il passo di Staulanza, il sentiero bisogna cercarselo/inventarselo. Per carità niente di trascendentale nè pericoloso però non è mai simpatico trovarsi in un posto in cui non si è mai stati e da soli. Dopo un po’ di vagabondaggio avvisto il sempre gradito ometto di pietra che mi illumina la via per il ghiaione.
La discesa, complice il fatto che è a fine giro ed è ripida, è faticosa e ci vuole 1 ora e mezza per concluderla. Là dove il ghiaione è formato da pietre si può scendere agevolmente, là dove però frane e pioggia hanno denudato il ghiaione bisogna stare attenti e più di qualche volta son scivolato.
La nord del Pelmo comunque è una bella esperienza, maestosa e glaciale, incute timore ma al tempo stesso affascina.
Il giro in solitaria è un’esperienza forte, mi dispiace a volte non poter condividere i meravigliosi paesaggi di cui si può godere con qualcuno però me li porterò sempre dentro e, parafrasando Leopardi, il faticar m’è dolce in questi monti.

p.s.: a breve pubblicherò la gallery perchè val la pena vedere ciò che mi son gustato

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