Negli ultimi anni il rugby è cambiato tanto, l’avvento graduale ma incalzante del professionismo ne ha plasmato i connotati rendendolo uno sport spettacolare e appassionante; al tempo stesso però il professionismo ha scavato un gap incolmabile tra quello che è il rugby ad alto livello e quello che è il rugby amatoriale, il rugby cioè di quelli che smettono di lavorare alle 7 di sera e vanno a fare allenamento.
Esiste una terzo modo di interpretare questo sport, ed è sicuramente quello più divertente ma soprattutto coinvolgente, ed è quello dei tornei estivi. Ho avuto la fortuna di giocarne parecchi Albarella, Bibione, Caorle, Jesolo, Claut, Feltre, Germania, prima col San Donà e poi con gli indimenticabili “Questi semo”, sottoforma di rugby a 15 ma soprattutto a 7 (uno delle sfaccettature più accattivanti di questo sport).
Quest’anno invece ho provato il torneo di touch rugby grazie al fenomeno “Marmellotti”, una sorta di armata Brancaleone per lo più di gente che il rugby lo ha visto solo in tv ma animata da uno spirito combattivo quasi maori e il divertimento non è mancato; in aggiunta non sono mancate neanche le soddisfazioni visto che i Marmellotti (con un po’ di contaminazione di gente che di rugby ne ha giocato parecchio) si son presi la briga di battere o giocare alla pari con squadre composte da giocatori ancora in attività in squadre di medio alto livello.
Complimenti quindi ai Marmellotti e al loro spirito!
Grande Ale!